bLUe MONDAY #2

Blue Monday, how I hate Blue Monday
Got to work like a slave all day

Fats Domino, Blue Monday

1) Margaret Glaspy, Devotion

#pop #softrock #arrangiamentielettronici #fallimentiamorosi #yankeeattitude #voceangelica

Il secondo album della cantautrice (nel senso moderno del termine) Margaret Glaspy nasce come un tentativo di catarsi emotiva dalle sofferenze legate alla fine di una relazione amorosa. 

I titoli dei brani che compongono Devotion richiamano quelle riflessioni e quegli stereotipi che, più o meno, investono ogni rapporto sentimentale. 

Tuttavia, dalle sonorità che pervadono il disco viene da chiedersi se la Glaspy, anziché cantare la sofferenza, non stia invece celebrando la liberazione da una relazione malata e turbolenta. 

I toni dell’album, infatti, non sono oscuri, ma tratteggiano ampi spazi di sereno. Nel farlo, l’artista abbraccia arrangiamenti sintetici ed elettronici, si affida a strumenti digitali, ricorre ai trucchi di una produzione lontana dall’archetipo delle sonorità acustiche. 

Chi si aspettava una cura per le ferite causate dalla fine di una relazione sentimentale, troverà invece in Devotion un ottimo accompagnamento musicale per i (sempre meno) solitari aperitivi in tempo di distanziamento sociale.

2) Dylan LeBlanc, Renegade

#Americana #vocestruggente #melodiecelesti #ballate elettriche #americandream

Dal titolo dell’album, Renegade, temevo di trovarmi di fronte ad una espressione, in forma musicale, del machismo proprio del protagonista della celebre serie tv. Ma, come insegna un vecchio detto, don’t judge an album by its cover o, in questo caso, non giudicarlo dal suo titolo. 

Bastano pochi secondi di ascolto, infatti, per capire che Dylan LeBlanc, a discapito delle sue origini sudiste, poco ha a che fare con lo stereotipo del rocker tipicamente southern, tutto muscoli, motori e alcol. 

Con questo album, invece, Dylan Le Blanc si affaccia con maggior convinzione al panorama del cantautorato rock, che, negli Stati Uniti e non solo, rende inevitabile il paragone con i mostri sacri del genere, primo fra tutti Tom Petty. Con quest’ultimo, Dylan condivide il tono sferzante ed al contempo intimo del cantato, che evoca alterni sentimenti di malinconia e ribellione. 

D’altronde, Renegade, quarto album della carriera di Dylan LeBlanc, arriva dopo dischi che avevano fatto intravedere il suo talento cantautorale, mostrando una predilezione per la forma della ballata americana, condita dal languido tocco della pedal steel e da arrangiamenti quasi interamente acustici. 

Una segnalazione merita chi ha curato la produzione dell’album, niente meno che Dave Cobb, la cui esperienza negli studi di registrazione assicura al disco un suono fresco, pulito e vibrante, valorizzando le capacità compositive di Dylan LeBlanc già evidenziate, ma con meno efficacia, nei lavori precedenti. Ora che Dylan LeBlanc sta costruendo la sua identità stilistica, non resta che vedere quanto in là riuscirà a spingersi.

3) Perfume Genius, Set my heart on fire immediately

#popalternativo #popbarocco #discodiclasse #arteinmusica

C’è una costante in questo 2020, i titoli degli album sono bellissimi, come questo Set my heart on fire immediately di Perfume Genius, cantautore di Seattle, che per gusto estetico e vocazioni artistiche è quanto di più lontano si possa immaginare dalla scena musicale della città di Hendrix e del grunge.  

Ma il nuovo disco di Perfume Genius non soddisfa solo il palato degli amanti dell’ermetismo e dei titoli accattivanti. Sin dalla prima nota è in grado di emozionare chi, va da sé, da un album si attende anzitutto un’esperienza musicale coinvolgente. 

Premetto: mi capita spesso di piangere all’ascolto di un disco. Ma devo riconoscere che raramente un album appena uscito è riuscito a farmi scendere una lacrima, facendomi saltellare le farfalle nello stomaco (essendo tripofobico, questa frase non riuscirò a rileggerla).  

In Set my heart on fire immediately ho la sensazione che non ci siano un brano, un minuto od un secondo fuori posto. Tutto si intreccia mirabilmente, i generi si confondono, uniti soltanto (e non è poco) dal gusto di Perfume Genius per la Melodia, quella con la M maiuscola. 

Preferisco che questa recensione sia breve, e non solo perché potrebbe risultare eccessivo leggere quaranta righe di elogi ad un artista ed al suo lavoro. Ma, soprattutto, perché Set my heart on fire immediately è un disco da assaporare come se fosse stato scelto per caso in una bancarella di vinili usati, messo sul piatto al rientro a casa ed ascoltato sorseggiando una tazza di the (per chi piace) o un bicchierino del vostro alcolico preferito. Solo così potrete provare lo stesso stupore e la stessa emozione che ho provato al primo ascolto.