bLUe MONDAY #6

Blue Monday, how I hate Blue Monday
Got to work like a slave all day

Fats Domino, Blue Monday

1) William Tyler, New Vanitas

#musicastrumentale #autumnvibes #musicadacampagna

William Tyler è un virtuoso della chitarra. È vero, ce ne sono tanti come lui ed anche migliori di lui. Ma ora riflettete un attimo. Quanti dei presunti o sedicenti virtuosi delle 6 corde riescono ad emozionarvi senza farvi pentire di aver pagato il prezzo del biglietto per ascoltare i lamenti elettrici di uno strimpellatore seriale? Secondo me, pochi. E William Tyler è uno di questi.

Da alcuni anni, il giovane William produce dischi con una frequenza impressionante (mai quanto Joe Bonamassa, chiaro), alternandosi tra album di studio e musiche per il cinema. 

“New vanitas” è l’ultimo lavoro, dato alle stampe appena pochi giorni fa. Se non siamo al livello del precedente “Goes West”, poco ci manca. Si tratta di musica strumentale, costruita sulle trame e melodie rifinite con perizia da Tyler. Temi ed armonie si intrecciano creando una sovrastruttura musicale che, nonostante la sua complessità, non perde in freschezza e godibilità. 

Il risultato è una perfetta colonna sonora per una piovosa mattina d’autunno, mentre siete sdraiati sul materasso in memory del vostro letto, travolti dal fascino della pigrizia. Per un momento, o, per essere più precisi, per i 39 minuti di durata dell’album, ascolterete una musica che vi sembrerà provenire dalle campagne che vi circondano, ma che, invece, arriva dalla mente giovane e dalle mani agili di William Tyler.

2) Chuck Prophet, The Land that time forgot

#americansongwriter #britpop #socialdrinkin’

Chi mi conosce sa che non mi innamoro così facilmente (o forse si). Con Chuck Prophet è stato amore a prima vista, un amore fortunatamente limitato alla sua dimensione musicale e spirituale. Non so neanche spiegare il perché. Chuck Prophet non è certo un artista che ruba l’orecchio con la sua voce, oppure che rimanga particolarmente impresso per una sua particolare caratteristica. Ma, con molta probabilità, a farmi innamorare di lui è stata una canzone, Tell me anything (turn to gold), contenuta nel suo disco migliore, Night Surfer del 2014. Ma non può essere solo questo. Tell me anything è una canzone di immediata presa sull’ascoltatore, dotata di una melodia coinvolgente, ma non è certo quella perla che brillerebbe nel repertorio di un artista di maggior spessore. Credo che sia questione di irrazionale ingenuità. Quale artista, non di prima fascia, inserirebbe la sua miglior canzone (o quasi) verso la fine del disco, quasi a volerla nascondere dalle orecchie dei meno interessati? Sicuramente Chuck Prophet si. E non solo, avrebbe anche la geniale ironia di scrivere una canzone dal titolo Jesus was a social drinker, ricollocando il nostro Jesus al suo ruolo originale, quello di uomo illuminato tra uomini non altrettanto dotati.

Come insegnano i maestri della retorica, il segreto sta nella premessa. Per questo, credo che quando ascolterete l’ultimo album di Chuck Prophet, The Land that time forgot, avrete tutti gli elementi per apprezzare la genuinità della sua musica.

Ora vi saluto, vado a bermi una birretta con Jesus.

3) Constant Bop, Episode 1: Part 1; Episode 1: Part 2; Episode 2: Part. 1; Episode 2: Part 1

#sideproject #modernrock #jeansamericani

C’erano una volta i singoli e c’erano una volta gli LP (o long-play). Oggi, come via di mezzo tra l’immediatezza del singolo e la lunghezza dell’LP, si stanno affermando gli EP, ovvero gli extended play, dischi contenenti non più di 4-5 tracce. Il formato EP, d’altronde, ben si adatta al contesto della musica in streaming, in cui è possibile produrre e diffondere un album, senza le complessità della produzione di un LP, anche in un momento storico dove l’immediatezza è il primo requisito di ogni opera d’arte.

Le due parti ed i relativi episodi che compongono questi 4 EP di Constant Bop sono stati un fulmine a ciel sereno. Constant Bop altro non è che il nome d’arte di James Petralli, leader della rock-band White Denim, che ha raccolto in questi EP i brani eseguiti in streaming negli ultimi mesi. 

Nei suoi Episodes, Constant Bop offre una serie di brani di assoluto livello, orientati ad un rock fresco ed immediato, anche se basato su un arrangiamento a tratti eccessivo e perturbante, che affonda le sue radici tra il fascino per le sonorità 80’s e la produzione a la Black Keys. 

I 4 episodi, se pur formalmente slegati, sono uniti dalla voce (spesso molto ritoccata in fase di produzione, a dire il vero) di James Petralli, leader maximo di questo progetto. Diversi brani superano ampiamente la sufficienza, ma una nota di merito va riconosciuta alle cover di Valerie di Steve Winwood e Ramblin’ Gamblin Man di Bob Seger, che sanno unire le melodie delle originali alle sonorità più moderne dei nostri tempi. 

Constant Bop regala musica di qualità, divertente e coinvolgente. Un solo suggerimento o, meglio, un auspicio per il futuro. Diamo un titolo immediatamente riconoscibile agli EPs.

LUCA OSTENGO

Writer
Classe 1992, torinese per nascita e non per vocazione, aderisce sin dalla primissima età al credo profano di Chuck Berry.
Convintamente edonista, identifica il piacere nella melodia di una canzone o nell'ironia di una battuta.
Quando non si dedica all'altare della Musica, esercita il culto calcistico della maglia bianconera.