
“Blue Monday, how I hate Blue Monday
Got to work like a slave all day”
Fats Domino, Blue Monday
1) Tom Petty, Wildflowers all the rest
#americansongwriter #ristampe #deluxeedition
Non amo le ristampe. Non amo le ristampe con più versioni, quella “normale” e quella deluxe. Non amo le ristampe con più versioni (quella “normale” e quella deluxe) e in più formati. Ma amo la musica di Tom Petty, e questo è sufficiente per proporvi l’ascolto di Wildflowers all the rest, la ristampa (in più versioni e più formati) dell’album Wildflowers, capolavoro della discografia del compianto Tom.
Correva l’anno 1994 quando Tom Petty, senza i suoi Heartbreakers, ma con due dei loro componenti storici (Benmont Tench alle tastiere e Mike Campbell alla chitarra), si chiudeva nello studio di registrazione per dare alle stampe Wildflowers. Gli arrangiamenti essenziali, curati dal celebre produttore Rick Rubin, assicuravano all’originale Wildflowers quella freschezza e quella genuinità che ne hanno fatto uno dei migliori, se non il migliore, tra i dischi del biondo rocker della Florida. Con questa ristampa, si scoprono brani inediti usciti da quelle sessioni di registrazione. Tra questi, stupisce come la meravigliosa Leave Virginia Alone (finora conosciuta nella versione di Rod Stewart), sia rimasta negli archivi per 26 anni.
Fortunatamente, la sete di denaro a volte conduce a buoni risultati. In questo caso, raschiare il fondo degli archivi e delle registrazioni di un artista scomparso ha permesso di scoprire vere gemme nascoste nel repertorio di Tom Petty.
Tuttavia consiglio, per chi fosse interessato all’acquisto, di chiedere un finanziamento presso un istituto di credito. A tal proposito, mi auguro che Tom, da lassù, ne resti all’oscuro, perché se nei primi anni ’80 arrivò a strappare il contratto con la sua casa discografica per un dollaro di troppo nel prezzo di vendita di Hard Promises, non oso immaginare cosa potrebbe fare ora. “I wish you were here”, Tom!
2) The Texas Gentlemen, Floor it!!!
#musicatexana #rockandswing #muscleshoals
Quando penso al Texas (ogni tanto succede), penso alle pistole dei cowboys, al caldo umido e soffocante, ad una terra che il cinema ci ha descritto come dura ed orgogliosa. Ultimamente, quando penso al Texas (come detto, ogni tanto succede) penso a Winston McKennie. Ma questa – come dicono quelli bravi – “è un’altra storia”.
Da qualche tempo o, più precisamente, da quando ho scoperto The Texas Gentlemen, il mio stereotipo borghese è stato demolito, a colpi di rock swingato e morbide melodie. Ascolti questi Gentiluomini del Texas e non credi che provengano dalla stessa terra di Steve Ray Vaughan e gli ZZ Top, per citare due dei più celebri esponenti del rock-blues made in Texas. Eppure, è così (nel bene e nel male).
Floor It!!!, secondo disco di questa giovane band, registrato nei leggendari studi FAME di Muscle Shoals, in qualche modo tradisce i canoni della scena musicale texana per unire i suoni dilatati ed eterei, propri del rock californiano, a sonorità vagamente jazz e swing. Il risultato è un disco che alterna toni morbidi a sferzate elettriche, pienamente godibile, anche se non sarà ricordato negli anni per la sua originalità.
3) The Mavericks, En Espanol
#texmex #espanol #cubalibre
Saranno le serie tv stile Breaking Bad, sarà il fascino dell’esotico, o sarà che sto invecchiano ed i miei giudizi diventano meno severi, ma sono riuscito ad ascoltare per intero ed apprezzare un disco di musica latina. È bene precisare, sin da ora, che En Espanol, l’ultimo disco degli ormai attempati The Mavericks, è un album di musica latina vera e propria, tradizionale, estremamente melodica e tremendamente malinconica. Niente a che vedere con quella musica latina, spesso interpretata da meteore della canzone, travestiti da icone pop, che invadono le radio al tempo d’estate, né, tanto meno, con il temibile reggaeton.
En Espanol è molto più simile ad un album di musica cubana, suonato da un gruppo di estrazione rock che, per il mero gusto della melodia melanconica, ha scelto di vestire i panni di novelli Buena Vista Social Club.
Se sono riuscito io a resistere ad ascoltare 60 minuti in lingua spagnola, ed a godermeli tutti, vuol dire che il disco, come direbbero loro, Vale la pena.

LUCA OSTENGO
WriterConvintamente edonista, identifica il piacere nella melodia di una canzone o nell'ironia di una battuta.
Quando non si dedica all'altare della Musica, esercita il culto calcistico della maglia bianconera.