Popolo amante della settima arte!
Ecco a voi una rubrica interamente dedicata al cinema degli emergenti.
Che siano registi o attori, questo spazio è tutto per coloro che stanno muovendo i primi passi sperimentando questi mestieri (non dimenticheremo, però, di gettare ogni tanto lo sguardo sui grandi maestri e sui film che in generale più ci piacciono!)
E siccome una vena istrionica ogni tanto ce l’ho anch’io, ho deciso qui di presentarmi come Colette, ispirandomi alla scrittrice e attrice francese Sidonie-Gabrielle Colette. Autrice, agli inizi del Novecento, di uno dei primi fenomeni di massa letterari, la serie su Clodine (con tanto di trasposizione in teatro e ragazze per strada vestite e pettinate come la protagonista), Colette è una donna forte e versatile, che con successo ha lottato per la propria emancipazione e i propri diritti di scrittrice.
Ora bando ai convenevoli!
Mesdames et Messieurs, benvenuti alla prima puntata di COLETTE AL CINEMA!
WILDLIFE
Paul Dano lo conosciamo tutti come attore. Ormai vanta una filmografia notevole (ricordiamo Il petroliere, 12 anni schiavo, Swiss army man e Okja), ma forse non tutti sanno che da un paio di anni ha compiuto il fatidico salto dietro la macchina da presa. Molti attori, ad un certo punto della loro carriera, scelgono di sperimentare questo affascinante mestiere, sebbene non sempre con buoni risultati. Non è il caso di Paul Dano, che con la sua opera prima Wildlife ha dimostrato un promettente talento non solo come regista, ma anche come sceneggiatore.
Tratta dal romanzo Incendi di Richard Ford, la pellicola è stata presentata nel 2018 a numerosi festivals (Cannes, Sundance, Toronto e Torino), trionfando, voglio ricordare con campanilistico orgoglio, come miglior film al 36° Torino Film Festival.
La storia è quella di una famiglia del Montana degli anni Sessanta, che entra in crisi quando il marito decide di unirsi a un gruppo di volontari per spegnere gli incendi che dilagano con instancabile violenza nella zona boschiva vicino al confine canadese.
L’evoluzione del film si articola su due piani, quello della coppia e quello del figlio adolescente. Mentre Jeanette (Carey Mulligan) e Jerry (Jake Gyllenhaal) assistono allo sgretolamento del proprio matrimonio nella totale assenza di un dialogo sincero, che esprima i bisogni dell’uno e dell’altra, Joe affronta in silenzio il dolore per la rottura tra i genitori e le nuove responsabilità che gli ricadono sulle spalle.
La rappresentazione del dramma sussurrato e l’intensità dei sentimenti, sono il grande punto di forza di questo lungometraggio. Mi ha sinceramente colpita trovare espressi così bene alcuni caratteri che quasi universalmente possono emergere in un uomo e una donna. Il desiderio da parte di Jerry di rendersi utile, di avere una missione per cui sentirsi riconosciuto e di agire sui problemi collettivi insieme ad altri uomini, e il bisogno di Jeanette di percepire la presenza del proprio compagno con la mente e con il corpo, di riportarlo alle esigenze affettive ed economiche della famiglia. La danza della coppia è un gioco di equilibri, di pesi e contrappesi.
La sceneggiatura di Paul Dano e la recitazione magistrale (quanto parlano gli occhi di Carey Mulligan ed Ed Oxenbauld!) hanno davvero il merito di creare un flusso magnetico tra il film e lo spettatore, facendolo entrare pienamente in risonanza con la rappresentazione. Wildlife è un’opera prima senza incertezze, un film maturo che dà spazio tanto alla relazione matrimoniale, quanto alla crescita di un bambino, che diventa un giovane uomo passando attraverso il fuoco del trauma famigliare. La rottura e la ricostruzione finale di un nuovo equilibrio hanno una delicatezza commovente. Se dovessi scegliere un’espressione per riassumere il modo di agire di questo film, direi semplicemente “con grazia e verità”.
Se Wildlife vi piace Colette consiglia anche:
- Storia di un matrimonio (Marriage story), 2019 di Noah Baumbach
- Se mi lasci ti cancello (Eternal sunshine of the spotless mind), 2004 di Michel Gondry