E tanti cari auguri!

Buon Natale e felice Anno Nuovo a te e famiglia.
Quanti messaggi esattamente identici inviamo e riceviamo tra il 24 Dicembre e il 1 Gennaio?
Tanti, troppi.
E se con il passaggio ai mezzi tecnologici abbiamo guadagnato in velocità ed immediatezza, abbiamo perso in personalizzazione di ciascun testo.

Nonostante i negozi a Dicembre pullulino di cartoline e biglietti natalizi, difficilmente oggi verrebbe in mente a qualcuno di spedirne un esemplare a tutti i suoi contatti.
Eppure, un tempo, si procedeva così…armandosi di francobolli e tanta pazienza.
Tutto questo, però, non prima del 1843.

1843.
Anno di pubblicazione di quello che ormai è un’istituzione in campo natalizio: “A Christmas Carol” di Charles Dickens.
Grazie a questo testo il Natale divenne la festa monumentale che è oggi.
Grazie anche a questo testo si arrivò alla prima cartolina natalizia della storia.

Percepire maggiormente lo spirito natalizio aumentò nelle persone la voglia di scrivere lettere ai proprio parenti, amici e conoscenti lontani e vicini.
Ognuno sfoderava la sua migliore calligrafia per raccontare i fatti propri e farsi quelli degli altri.
Checché se ne dica.
E poiché non rispondere ad una missiva ricevuta nell’Inghilterra ottocentesca non era buona educazione, qualcuno pensò ad un’alternativa.

Quel qualcuno risponde al nome di Sir Henry Cole, fondatore del Victoria e Albert Museum di Londra.
Sì avete capito bene.
D’altronde il frutto non cade mai lontano dall’albero.

Sir Cole, afflitto dall’ansia del dover rispondere cortesemente a pile di lettere ricevute dai suoi tanti, troppi amici, elaborò la prima cartolina natalizia della storia.

Con l’aiuto dell’artista J.C. Horsley, si arrivò alla stampa finale di un trittico raffigurante una famiglia intenta a festeggiare il 25 Dicembre, attorniata da persone impegnate nell’aiuto dei più poveri.
Una copisteria di Londra ne stampò 100 esemplari.

Cartoline di tal genere entrarono presto a far parte del folklore natalizio.
E diversi fattori contribuirono a questo risultato.

Innanzitutto un più alto livello di istruzione così come una maggiore capacità d’acquisto, conseguenza dell’aumentato benessere economico.
Non solo più le spese necessarie, ma anche la possibilità di togliersi qualche sfizio.

Furono soprattutto le novità in campo strettamente “postale”, però, a cambiare le carte in tavola.

Nel 1839 il Postage Act aiutò a regolarne le tariffe, così come a rendere il servizio più democratico.
Già l’anno dopo, con il passaggio della legge Uniform Penny Post, praticamente chiunque in Inghilterra poteva spedire qualcosa a qualcuno per un solo penny.

Inoltre, innovazioni circa le tecniche di stampa diedero il via alla produzione di massa di immagini.
Intorno al 1870, quando ormai si potevano riprodurre dozzine di copie per pochi centesimi, parecchie case editrici producevano ormai diverse cartoline natalizie da poter vendere in patria, ma anche all’estero.

E se la domanda di cartoline iniziava a farsi cosa seria, gli inglesi d’epoca Vittoriana chiedevano novità, novità e ancora novità.
Ne nacquero esemplari unici e bizzarri con frange in seta e movimenti meccanici.
Le più popolari avevano come soggetti flora e fauna.
Intendiamoci bene, non stiamo parlando di gatti sornioni e teneri conigli, bensì di rane, scarafaggi e aragoste…insomma, nulla di così idilliaco come ci si aspetterebbe.

All’epoca il vero ruolo delle cartoline era intrattenere una conversazione, non celebrare le feste.
Immagini che per noi non avrebbero alcun senso ne avevano allora.
Che fossero simboli per augurare un anno fortunato o per farsi beffe di vecchie superstizioni.

Verso la fine dell’Ottocento partirono vere e proprie competizioni, con in palio somme di denaro per il miglior design.
La gente collezionava pezzi unici come si faceva da tempo con monete e francobolli.

Ed in tempi più moderni e a noi vicini, vennero commissionate cartoline natalizie persino ad artisti noti e stranoti.
E tra essi si distinse Norman Rockwell, con la sua capacità di riportare costumi e clichè americani in un ristretto biglietto d’auguri.

Non mi resta che augurare un felice Natale a voi e famiglia.
Oh no…

FEDERICA ZORZELLA

Writer
Laureata in Beni Culturali, anima vintage e mente moderna.
Grande lettrice, consumatrice seriale di film, appassionata di storia e crime.