Avocado Toast

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E’ estremamente difficile trovare un alimento così versatile in cucina e gustoso allo stesso tempo.
Forse solo le uova lo superano in quantità di soluzioni culinarie. Metteteli insieme ad una fetta di pane integrale tostato e avrete l’emblema alimentare di milioni di millennials: l’avocado toast.
Ma cosa c’è di diverso da una colazione nostrana, fatta di dolci, caffè o cappuccino, pane bianco e marmellata? L’avocado, ovviamente.
Ma andiamo con ordine.

La richiesta di avocado è incrementata vertiginosamente nell’ultimo decennio, insieme ad altri tipi di tuberi come il topinambur e cereali come la quinoa, portando con sé novità e benefici e lasciandosi alle spalle la devastazione ambientale. 

Si stima infatti che secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), la quantità di terra agricola dedicata alla coltivazione dell’avocado nel mondo è passata da 381.000 ettari nel 2006 a 564.000 ettari nel 2016.

Si potrebbe pensare ad un aumento della manodopera e quindi ad una possibilità (soprattutto in paesi come il Messico, uno tra i maggiori produttori di avocado) di riscatto sociale da parte degli abitanti del paese coltivatore. 

In realtà avviene l’esatto contrario, con lavoratori che nuotano nell’illegalità derivante dalle inesauribili fonti della criminalità organizzata locale. E tutto questo è dovuto, per la maggior parte, alla domanda sempre crescente e smisurata dei dirimpettai dei messicani: i gringos.

Anche l’Europa sembra avere un disperato bisogno di questo frutto sontuoso. E costoso. Sia per i consumatori che per l’ambiente.
Ai primi, l’avocado Hass viene offerto sul mercato a prezzi che variano dai 15 ai 20 euro al kg, valore già raddoppiato tra Maggio 2018 e Luglio 20191, e non sembra voler scendere.
Ma i consumatori possono “ribellarsi” non comprando il prodotto, a differenza di Madre Natura. Per lei infatti il conto è salatissimo.
Tra i peggiori “orrori ambientali” creati dalla coltivazione del cosiddetto Oro Verde si annoverano (non in ordine di gravità)2:

1. Impronta di emissioni di carbonio elevata: per produrre solamente due avocado vengono emessi 846.36g di CO2 nell’atmosfera.
Dato che senza confronti è assai poco indicativo.
Per intenderci, per produrre 1Kg di banane sono emessi 480g di CO2, mentre per un cappuccino 235g.

2. Utilizzo massiccio d’acqua: per la precisione 9.5 miliardi di litri d’acqua al giorno.
Sempre per avere un paragone tangibile, equivale a circa 3800 piscine olimpioniche.

3. Deforestazione: gli arbusti e i vecchi alberi vengono spesso abbattuti per fornire agli alberi di avocado una maggiore quantità di luce solare.

4. Perdita della biodiversità: dovuta a sua volta alla deforestazione, ne è l’esempio lampante il calo degli esemplari di farfalla monarca.

5. Depauperazione del suolo: anch’essa conseguenza diretta della deforestazione, porta a cambiamenti climatici e, più specificatamente nella regione di Michoacàn, a tempeste improvvise e erratiche.

Molti giovani potranno dire: “è un processo iniziato ancora prima che noi fossimo maggiorenni, cosa possiamo fare per evitare tutto questo?”. E avrebbero ragione, ma non completamente.
Non possiamo permetterci di condurre il tenore di vita dei nostri genitori, continuando con la forma mentis de “il responsabile è alle nostre spalle”.
Quindi, la prossima volta che andrete al supermercato, senza fare goffe crociate di boicottaggio contro un incolpevole commesso, optate per altro.
Tipo la salvaguardia dell’ambiente, nel vostro piccolo.

Note:

1  https://www.freshfruitportal.com/news/2020/03/31/avocados-in-charts-forecasting-in-an-unstable-market/
2 
https://www.weforum.org/agenda/2020/02/avocado-environment-cost-food-mexico/