Da grande voglio fare l’artigiano

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Instagram è ormai diventata, con Facebook, la principale piattaforma social attraverso cui aziende e società comunicano con i potenziali consumatori. In questo modo si viene a conoscenza di molti più prodotti e servizi e si imparano tantissime cose in moltissimi ambiti, il tutto condito con una buona dose di svago, che è forse quello che non ci fa sentire pressati dalle pubblicità, ma più come interlocutori curiosi che si informano su ciò che preferiscono. Questo vagare nel social, tra tanti profili, mi ha portato a scoprirne uno che reputo particolarmente interessante: real_ta_daan.

Questa è la pagina instagram della società di media globale TA-DAAN (nome dovuto alla classica espressione che si usa quando si scopre o si mostra qualcosa di nuovo).

L’impegno di questa società è quello di trasmettere in maniera innovativa l’artigianato contemporaneo, comunicandolo sfruttando in primis proprio il potere dei social network. Il loro motto: “credere in un’innovazione generata da uno strumento semplice e allo stesso tempo di grande potere: le nostre mani”.

Ma facciamo un passo indietro. Perché l’artigianato avrebbe bisogno di una piattaforma digitale su cui essere promosso? Se per i nostri nonni l’artigianato era la quotidianità, dagli anni ’60 con il boom economico, l’industrializzazione e poi la globalizzazione, la produzione di massa è diventata invece la nostra di quotidianità.

Ma che fine ha fatto allora l’artigianato?

Due caratteristiche essenziali: la prima riguarda l’artigianato come strettamente connesso alle tradizioni e spesso importanti dal punto di vista culturale e religioso, la seconda è che si tratta di un’attività lavorativa in cui gli oggetti utili e decorativi sono fatti completamente a mano o per mezzo soltanto di attrezzi”.

L’artigianato quindi può essere mille cose diverse: dalla cucina, al cucito, alla ceramica, ai metalli lavorati e così via.

Basta sfogliare velocemente la pagina del sopra citato Ta-daan per scoprire veramente un mondo fatto di slow fashion, oggetti di uso quotidiano con un design ispirato a culture e popoli diversi e soprattutto un’originalità espressa in mille modi diversi.

La vera sfida è far adattare a questi tempi una serie di lavorazioni, di tecniche e di saperi appartenenti a un passato molto più lontano rispetto a tutto ciò a cui siamo abituati oggi.

Instagram sicuramente può diventare un’arma vincente per tutti quei giovani artigiani e artisti che scelgono di coltivare la loro passione fino a farla diventare un vero e proprio lavoro e perché no un business. Hanno il vantaggio, rispetto a una volta, di potersi far conoscere globalmente, di poter recepire input da diversi fronti da integrare nella propria arte e a loro volta ispirare altri, creando una catena virtuosa di innovazione e creatività.

Ma quanti sono effettivamente questi giovani artigiani ed artisti?

Parlando dell’Italia, su una ricerca fornita da Censis e Confartigianato leggiamo: “Verso i giovani si è andata formando una cultura di orientamento al lavoro molto distorta, basata sull’iper-formazione staccata dai contesti lavorativi e dalla responsabilizzazione individuale. […] Abbiamo, invece, perduto il senso sociale, l’orientamento a formare competenze concretamente spendibili per dar corpo alla realizzazione attraverso il lavoro del singolo, e l’apporto di ciascuno al bene collettivo”. E’ quello che succede proprio nel mondo dell’artigianato, la richiesta è tanta e spesso viene offerta una solidità lavorativa ed economica difficili da ottenere, ma spesso si tratta di lavori professionalizzanti che i giovani sottovalutano preferendo un percorso universitario.

Tra i giovani in procinto di diplomarsi, nonostante le scelte successive, il 61% pensa che l’artigianato sia un settore determinante per la nostra economia e l’80% svolge attività extracurriculari spesso strettamente legate ad esso. Per circa la metà, inoltre, fare l’artigiano corrisponderebbe al tipo di attività che si desidererebbe fare, ossia un lavoro che non presupponga di stare per forza davanti a un computer e chiusi in un ufficio.

Si presentano a questo punto tre vie per permettere ai giovani un avvicinamento al mondo dell’artigianato per permettere lo sviluppo di certe arti e lavori ancora così determinanti da un punto di vista di sviluppo economico e culturale:

  1. Un avvicinamento tra la scuola e il mondo del lavoro in termini reali. Ciò vuol dire incoraggiare i giovani secondo le proprie facoltà senza una spinta di massa verso studi intellettuali con il pregiudizio che sia solo quella la strada per una carriera di successo;
  2. Mettere al centro il valore della formazione tecnica per delle arti e dei lavori per cui bisogna avere una conoscenza teorica, ma è anche assolutamente necessaria un’esercitazione pratica;

  3. Incoraggiare la vocazione imprenditoriale dei giovani. Le idee sono tante, la creatività e la voglia di fare c’è sempre. Manca spesso, purtroppo, l’investimento da parte delle istituzioni nel far sì che queste idee possano poi concretizzarsi.

Una cosa è certa: i giovani hanno voglia di mettersi in gioco e creare, anche manualmente, il proprio futuro. Chissà che tra i banchi di scuola non si possa sentire ogni tanto: “io da grande voglio fare l’artigiano”.

ELISA PRATI

Writer
Economista culturale di formazione,
appassionata di psicologia e arredamento di interni.
Mi rendono felice: il teatro, i girasoli, il cibo e la diversità delle persone.