
Il 4 gennaio ricorre la Giornata Internazionale del Braille, il sistema di scrittura tattile per le persone cieche e ipovedenti, perfezionato da Louis Braille nel 19° secolo. Il Braille è una scrittura a rilievo, e le lettere sono costituite da punti in rilievo sistemati in maniera univoca per poter essere riconoscibili e distinguibili da quelle intorno. In Italia questa giornata ricorre il 21 febbraio, ed è stata istituita nel 2007, collegata alla giornata internazionale dell’Identità Linguistica. A livello internazionale invece si festeggia il 4 gennaio, data in cui ricorre invece la data di nascita di Louis Braille.
Braille creò questo sistema a 15 anni, nel 1824. Il sistema, molto semplice, permise fin da subito di poter distinguere lettere e parole con l’uso delle dita. Da allora il sistema non è praticamente cambiato, è diffuso internazionalmente e adattato anche all’alfabeto cirillico.
Il braille nasce per le persone cieche e ipovedenti, e rimane attualmente un sistema di lettura utilizzatissimo (nonostante l’avvento di audiolibri e di sistemi informatici di lettura visiva).
Secondo l’OMS le persone ipovedenti sono circa il 4% in tutto il mondo: la maggior parte presenta ipovedenza (significa che ci sono residui di visione), i ciechi assoluti sono invece circa lo 0.5%. Le proporzioni italiane dicono che circa il 3% della popolazione ha una disabilità visiva, all’interno circa 200.000 persone cieche assolute e 1.400.000 circa con visione residua.
Ma.. i ciechi leggono?
Assolutamente sì. Purtroppo non tutte le case editrici producono, di ogni nuovo libro in uscita, la versione in braille. Ci sono molti classici in giro, risultato delle produzioni degli ultimi decenni, ma i tempi per la pubblicazione sono diversi. In Italia, il punto di incontro tra editori e lettori ciechi sono la Biblioteca Braille e il Centro libro parlato, che però sono obbligati a sottostare ai tempi dell’editoria e alle sue regole: l’Italia non ha aderito al Trattato di Marrakech, che permetterebbe delle deroghe regolarizzate per la cessione di libri in formato virtuale per la riformulazione degli stessi (tramite software informatici) in Braille.
Molti lettori ciechi e ipovedenti (che a quanto pare sono tantissimi e assidui) utilizzano anche gli audiolibri o i sintetizzatori vocali (che permettono un tono più neutro, apprezzato da alcuni): sono modalità preferiti soprattutto dai più giovani della fascia 18-34 anni.
Cosa possiamo fare per celebrare questa giornata?
Sicuramente andare a scoprire la storia del Braille e i simboli: è stimolante pensare a come leggere con le mani. Potete anche provare a ricreare qualche lettera prendendo spunto dall’alfabeto – si trova facilmente online – e provando a segnare sul retro di un foglio i punti necessari per il simbolo (attenzione all’effetto speculare!).
Oppure oggi, sempre per conoscere un mondo che spesso non è conosciuto ai più, si può leggere qualcosa sulle disabilità sensoriali, sull’accessibilità della nostra società e sullo stato dell’inclusione scolastica e lavorativa dell’Italia per i giovani – e non solo- con una disabilità visiva. Curiosate anche l’hashtag #WorldBrailleDay che in questi giorni accompagna eventi e riflessioni a tema.
Giornate come queste, se non vengono travestite da occasioni di compassione e pietà (red flag dell’abilismo!), sono momenti in cui allargare la sensibilità, intesa non come sensazionalismo o “inspiration porn“, ma come ricerca e tentativo attivo di migliorarsi in quanto abitanti di questo pianeta.
Giornate come questa sono anche utili per ripensare collettivamente la disabilità, in generale. Come Millennials e Generazione Z abbiamo una vera e propria responsabilità generazionale nel cambiare tutti i costrutti sociali che categorizzano le persone (spesso disumanizzandole). La disabilità è parte del mondo, perché è una configurazione possibile dell’esistenza umana. E tante persone diverse vivono su questo pianeta, e tante le invenzioni, le trovate e gli escamotage che abbiamo trovato come specie per poterci stare tutti e tutte dignitosamente (il Braille è solo uno dei tanti esempi possibili nell’elenco). Ancora c’è da fare per una società inclusiva, ma, come sempre, ognuno/a di noi può fare la sua parte, anche solo con delle riflessioni e facendo domande. Oppure andando a informarci dalle fonti più attendibili che ci siano: le persone disabili.
Qui trovate alcuni siti e profili social interessanti di persone con disabilità visiva:
- https://catchthesewords.com/
- https://www.youtube.com/user/BlindFilmCritic
- https://lifeofablindgirl.com/
- @raegreen135 (su Instagram e TikTok)
PS: No, non è offensivo dire a una persona cieca “Ci vediamo dopo”: molto peggio lasciare il monopattino a noleggio in mezzo ai marciapiedi o non contemplare, quando comunichiamo sui social, che ci sono persone che non vedono le nostre grafiche (buona pratica sui social è mettere sempre il Testo Alternativo, opzione presente su Facebook e Instagram e attivo con i Closed Caption anche su TikTok).