
“All the love I have is in my mind?”. Questo si chiedeva un giovane Richard Ashcroft, leader dei Verve, in Lucky Man, pietra miliare del Brit-Pop.
Lo stesso interrogativo deve essere passato nella mente di Luca, giovane ragazzo con disturbo borderline, il quale, su iniziativa e supporto dell’associazione DOdiMatto di Torino, ha voluto mettere nero su bianco le sue emozioni, le sue sensazioni ed i suoi sentimenti, attraverso lo strumento della poesia. IO, ME E LUCA ne è il risultato.
Un disco ideato e realizzato da DOdiMatto, nel quale le poesie di Luca vengono avvolte da una veste musicale, con la collaborazione di diversi ed importanti musicisti e la produzione di Nicola Baronti, produttore dello studio di registrazione “La Tana del Bianconiglio”.
In IO, ME E LUCA, le poesie di Luca hanno trovato una forma di espressione universale. Ora, tutti i suoi sentimenti non sono più soltanto nella sua mente, ma possono arrivare, con le parole e con i suoni, ad ognuno di noi.
Per questo, ho voluto fortemente intervistare i ragazzi che dirigono e coordinano l’associazione DOdiMatto (Renato Murri e Alessandra Cimino), per conoscerne di più dell’attività dell’associazione e, in particolare, di tutto ciò che sta dietro l’album IO, ME E LUCA.
Di cosa si occupa l’associazione DOdiMatto?
DOdiMatto un’associazione di promozione sociale che vuole offrire supporto a coloro che vengono spesso posti ai margini della vita sociale e culturale in quanto etichettati per qualche particolare forma di disagio psichico. L’intento dell’associazione è consentire a queste persone di esprimere le proprie sensazioni (spesso lontane e difficilmente comprensibili da chiunque) attraverso i canali che la cultura e l’arte sono in grado di offrire. In questo modo, cerchiamo di avvicinare gli estremi attraverso il linguaggio universale dell’arte, in ogni sua forma, sia essa musica, pittura, poesia o qualsiasi altro mezzo di comunicazione artistico.
Com’è nata l’idea di IO, ME E LUCA?
Tutto è partito da un incontro tra me (Renato) e Luca, che ha voluto consegnarmi alcune poesie da lui composte. Il materiale che mi ha dato Luca era come un cristallo grezzo che, con il giusto supporto, avrebbe potuto diventare una vera e propria gemma. Dopo un percorso lungo e faticoso, iniziato a febbraio e passato attraverso le difficoltà della pandemia in corso, siamo riusciti a fornire una veste professionale al materiale di Luca, rendendolo un prodotto discografico. Ciò che più ci interessava era la volontà di considerare Luca non per la sua diagnosi, ma per il suo modo d’essere, capace di esprimersi attraverso la poesia.
Quali temi sono trattati nelle poesie di Luca?
Quando Luca ci ha regalato le sue poesie, ha voluto premettere di averle scritte nell’arco di 2-3 minuti, con la musica di sottofondo. Le poesie di Luca esprimono momenti di stati dissociativi legati alla sua diagnosi. Si tratta di poesie che sfuggono ai criteri da DSM che racchiudono una persona in una rigida diagnosi. Piuttosto, ne restituiscono una sfumatura più personale e legata ad una parte emotiva. Non ci raccontano un disturbo, ci raccontano una sfera più personale ed intima di come la Persona, e non il “malato”, vive una certa condizione. Sono poesie di sensazione, uno strumento di sfogo e di liberazione, che assumono la forma di un flusso di coscienza. Lo stesso titolo “IO, ME E LUCA” vuole raffigurare la scissione che richiama, ma non stigmatizza, un disturbo di personalità.
Perché avete scelto di “musicare” le poesie di Luca?
La musica è stata, sin da subito, parte integrante della scrittura per Luca. La musica era presente nel momento e nel luogo in cui Luca ha scritto le sue poesie e la musica è stata l’ambiente mentale al cui interno Luca ha immaginato le proprie poesie. Quindi, già dalla fase di scrittura delle poesie di Luca, c’è subito stata una simmetria tra la composizione musicale e quella poetica.
Quale veste musicale avete voluto dare alle poesie di Luca?
La libertà di non avere una band fissa ci ha permesso di spaziare nei generi a seconda del tema, pur mantenendo un’idea musicale d’insieme che non fosse dispersiva. Il lavoro è musicalmente complesso e sfugge alla definizione di un genere ben preciso. IO, ME E LUCA è un disco ricco, ci sono varie sonorità e sfumature che viaggiano da suoni più acustici a suoni più elettronici. I testi non sono cantati, ma sono stati interpretati da Alessandra. Abbiamo voluto che i testi scritti da Luca fossero interpretati da una voce femminile: in questo modo, si è creato un contrasto tra la voce femminile e l’io maschile di Luca. IO, ME E LUCA è una sorta di concept-album, in cui la composizione musicale è stata connessa alla composizione delle poesie così da creare un percorso di ascolto e lettura. Anche per questo ci piacerebbe diffondere il disco attraverso la forma del vinile, che riesce meglio a restituire l’idea dell’insieme in una forma che sia più “calda” e analogica.
Parlando più in generale, pensate che ci sia una forma d’arte capace di esprimere meglio di altre il disagio psichico?
Non c’è un’arte privilegiata per esprimere le proprie fragilità psichiche. Per ogni persona è diverso. Per Luca è venuto spontaneo incanalarsi su un prodotto discografico perché lui parte dalla dimensione della musica. Secondo la personalità di ognuno varia la forma di espressione. L’arte è un canale universale per raccontare qualcosa. La linea che divide la “normalità” dalla “follia” è confusa. L’obiettivo deve essere restituire la Persona alla Persona a prescindere dalla forma d’arte, rendere sempre più labile il confine tra normalità e follia.
Il disturbo psichico è una componente essenziale nell’arte?
Non direi essenziale. Di certo è una componente frequentemente presente, anche soltanto per la risonanza che il tema è in grado di avere nel pubblico. Si pensi al film Joker, dove la personalità che caratterizza il protagonista ha rappresentato il motivo principale per cui il film ha emozionato così tanto chi lo ha visto. Ma per rispondere alla tua domanda, dovremmo chiederci chi è l’artista se non una persona che utilizza come principale strumento di lavoro un viaggio interiore tra le sensazioni e le emozioni che vive o che osserva. Questo, soprattutto nel caso di particolari personalità (penso a Van Gogh così come alla stessa Alda Merini) va a scontrarsi con zone d’ombra da affrontare, a volte come un urto (ne è la prova la morte di Kurt Cobain, ad esempio) a volte con la delicatezza che può restituire un quadro o una poesia. Infine, non va dimenticato che l’artista è per natura qualcuno che prova ad opporsi a degli schemi rigidi, che gli permettono di utilizzare un pensiero laterale – per citare De Bono – che consente di lasciar spazio alla creatività. Questo sicuramente, in presenza di un disagio psichico, può essere motivo di diverse, se non nuove, strade da percorrere in termini artistici
Quali obiettivi avete per il futuro dell’associazione?
Quest’anno ci siamo dedicati quasi completamente al progetto IO, ME E LUCA. Per il futuro abbiamo in programma diversi obiettivi, sempre volti a ridurre la distanza tra il tema del disagio psichico e il concetto di normalità, sempre che esista. Per questo stiamo pensando ad altre forme di collaborazione. L’obiettivo è avere un sostegno generale, non legato al progetto. Vogliamo trovare persone come noi che pensino sia necessario superare l’etichetta del disagio psichico, mettere un focus sulle capacità creative delle persone e trarre qualcosa di catartico dal rapporto con questa realtà.
Con quali modalità è possibile sostenere l’associazione?
Per il progetto di IO, ME E LUCA, abbiamo scelto lo strumento del crowdfunding (reperibile al seguente indirizzo https://www.eppela.com/it/projects/29174-io-me-luca-quando-la-diversita-ci-rende-unici), che permetterebbe di coprire i costi per la realizzazione del disco e sostenere le spese per la sua diffusione. In generale, i modi per sostenerci sono i classici: versamenti tramite IBAN e canali social. In ogni caso, è sempre gradita e valutabile ogni forma di supporto pratico di volontariato.
Avete un’esclusiva per i lettori di Còre?
Siamo entusiasti di poter dire che IO, ME E LUCA vede al suo interno la partecipazione di un nome importante della scena musicale italiana: Pierpaolo Capovilla. Abbiamo conosciuto Pierpaolo per la prima volta durante un evento a Torino e già lì siamo riusciti a raccontargli della nostra associazione. Pierpaolo ne è rimasto subito entusiasta e dopo qualche mese, grazie all’aiuto del nostro produttore Nicola Baronti, si è lasciato coinvolgere “concretamente” nella realizzazione del disco, offrendoci il suo prezioso sostegno. Ad oggi, la sua collaborazione non è più limitata all’ambito musicale ed al progetto IO, ME & LUCA, di cui è ufficialmente il “padrino”, ma si estende all’intera attività dell’associazione, considerato il suo forte interesse per il tema. Inutile dire che la sua presenza è motivo di fiducia e consapevolezza per la nostra associazione.
Per conoscere di più dell’associazione DOdiMatto, vi invitiamo a seguire i seguenti canali social:
Facebook: https://www.facebook.com/associazionedodimatto
Instagram: https://www.instagram.com/_dodimatto/

LUCA OSTENGO
WriterConvintamente edonista, identifica il piacere nella melodia di una canzone o nell'ironia di una battuta.
Quando non si dedica all'altare della Musica, esercita il culto calcistico della maglia bianconera.