TFF: Sin señas particulares

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Magdalena (Mercedes Hernández) ha 48 anni e vive a San Felipe nello stato del Guanajuato, Messico.
Nubile, senza istruzione scolastica, senza cellulare, commerciante.
Suo figlio Jesús (Juan Jesús Varela), ancora minorenne, desidera un futuro migliore, per questo insieme all’amico d’infanzia Rigo parte per attraversare la frontiera in cerca della propria strada negli Stati Uniti. Passano due mesi e dei due ragazzi nessuna notizia.
Dalla polizia le madri scoprono una dolorosa verità. Rigo è morto durante l’attacco di una banda armata al pullman sul quale i due ragazzi viaggiavano. Di Jesús nessuna traccia.
Inizia così il viaggio di Magdalena alla ricerca del proprio figlio.

È Sin Señas Particulares, primo lungometraggio della regista messicana Fernanda Valadez, ad aprire il 38° Torino Film Festival. La pellicola è il racconto silenzioso della speranza e del dolore di una madre, che non accetta le risposte facili che le vengono offerte e con coraggio attraversa il Messico sino a giungere ad una verità, se è possibile, ancora più dura di ciò che si aspettava.
In un paese in cui si susseguono atti brutali perpetrati da gruppi armati, la giustizia è un atto intimo e personale.
Magdalena è una donna analfabeta, ma conduce la propria ricerca con una risolutezza e una dignità che la cinepresa raccoglie in ogni gesto e sguardo.

L’obiettivo è sempre rivolto ai protagonisti.
Tutte le altre figure che si incontrano lungo il cammino sono spesso voci fuori campo ed entrano in scena solo per necessità narrative. Non c’è spazio per altri volti se non quelli di Magdalena e Miguel (David Illescas), giovane migrante entrato negli Stati Uniti da clandestino e poi scoperto e rimpatriato. Il suo destino si incrocia con quello della donna e allo stesso modo anche lui dovrà fare i conti con le violenze e le sparizioni.

Una storia semplice, come la definisce la stessa regista, ma durissima. Solo la natura riesce a dare respiro alla sofferenza, le numerose sequenze di paesaggi, superlative esteticamente grazie alla fotografia di Claudia Becerril, sono una beatitudine per gli occhi.
La natura cura e dona sollievo, la natura è equilibrata e distante dalle aberrazioni umane.

L’idea di questo film nasce dieci anni fa.
Insieme ad Astrid Rondero, anche lei regista, sceneggiatrice e sua collaboratrice sin dai tempi degli studi, Fernanda Valadez inizia un lungo percorso di ricerca sulla scomparsa di persone in Messico, in particolare migranti, sui ritrovamenti di sepolture clandestine e sull’amore infaticabile dei familiari che cercano i resti dei propri cari. Storie così delicate e piene di sofferenza che il pudore non ha permesso di coinvolgere direttamente le famiglie degli scomparsi.
È attraverso le inchieste giornalistiche che le due donne hanno conosciuto queste vicende traumatiche.
Un viaggio nell’orrore per afferrare le radici della violenza e cogliere le relazioni tra vittima e carnefice.

Un team tutto al femminile quello che ha lavorato a questo film, nel quale emerge anche Clarice Jensen compositrice di una colonna sonora in cui le sonorità del violoncello manipolate con la pedaliera si sovrappongono a melodie più pure.

La pellicola è lieve e grave allo stesso tempo, una sinfonia di emozioni portate con dignità, un atto politico, come sottolinea Astrid Rondero, per ricordare ai messicani che, nonostante il recente cambio di governo sembri aver risolto la questione, le persone continuano a sparire e le loro famiglie continuano a cercarle.

ELGA ACERNO

Writer
Laureata in Beni Culturali, appassionata di arte, letteratura, cinema, musica e danza.
Lavora come bibliotecaria presso la Biblioteca Civica del proprio paese
e collabora con l'Amministrazione per iniziative culturali e sociali,
legate soprattutto al museo etnografico
che gestisce insieme ad altri colleghi.