Garry Winogrand, lo street photographer tutto al femminile

Lui sì, che le capiva le donne.

Garry era un vero e proprio genio ribelle, amava la fotografia tanto quanto odiava le etichette, quelle stesse che lo definivano un fotografo di strada, pur essendo uno dei maggior esponenti proprio della street photography. 

Tutto quello di cui aveva bisogno però era una macchina fotografica e borse piene di rullini (che terminavano sempre troppo presto) per poter fare la sua vera magia.

Niente maschere, né sovrastrutture. Nessuna grande scenografia. 

La vera grande protagonista nelle sue opere era solo la spudorata, cruda, schietta REALTÀ’.

Quella che si trovava nelle frenetiche strade Newyorkesi, dove lui amava perdersi e lasciarsi ispirare portando avanti un lavoro dettagliato, minuzioso e, definito da alcuni quasi ossessivo, di reportage dei suoi concittadini con la loro mai banale quotidianità e della società americana che in quegli anni stava subendo inerme ad una velocissima trasformazione.

Con la sua Leica M4 flirtava e corteggiava con uomini e donne, che da semplici ed anonimi spettatori della vita diventavano il soggetto più interessante per Garry, gli attori più appropriati per raccontare la propria visione del mondo.

Era un racconta-storie, e lo faceva egregiamente attraverso le sue istantanee, dove traspariva tutta la semplicità e la naturalezza di ciò che voleva raccontare. 

E la storia più appassionante la ebbe con le sue tanto amate muse, le DONNE.

Le stesse che furono le protagoniste indiscusse dei suoi 85 scatti che compongono la serie che nel 1975 divenne un libro intitolato Women (are beautiful).

Spesso definito l’alter ego maschile della mitica Vivian Maier (di cui parleremo sicuramente in una prossima puntata di Obiettivo: DONNE), si affidava all’istinto per immortalarne la vera natura, priva di copioni e adattamenti.
Raccontava le loro di storie, catturate nella vita di tutti i giorni sedute ai parchi o mentre protestano per i loro di diritti. 

Raccontava la loro tanto duramente sudata ascesa negli anni Settanta, fatta di possibilità, di emancipazione, consapevolezza sessuale ed autodeterminazione.

La sua è una totale dichiarazione d’amore rivolta al raggiungimento di una nuova libertà sia interiore che esteriore, arrivata in un momento in cui era forte lo scontro generazionale e culturale e il troppo prorompente conservatorismo puritano tentava di mettere in ginocchio le grandi conquiste ottenute dalle donne nel dopoguerra. 

Le sue donne sono fiere, decise, felici, camminano a testa alta, anticonformiste, totalmente indifferenti ai pensieri altrui. 

Mostrano, risolute, quella indipendenza che hanno conquistato, ed è quella la bellezza di cui Garry parla nel titolo.
Lui, tanto delicato, da ritrarre la loro femminilità, evitando foto di nudo ma indugiando invece su gesti, risate e vestiti (come i tanto criticati pantaloncini corti e gli abiti aderenti).
I momenti più imperfetti erano per lui il pane quotidiano, erano ciò di cui andava pazzo, perché era grazie a quelli che poteva onorarle veramente nella loro interezza, nella quale traspariva il suo sguardo di ammirazione e venerazione accompagnato sempre da una nota di ironia che lo contraddistingueva.

Ma ora lascio parlare le protagoniste di questa rubrica, le fotografie, quelle parole in bianco e nero.
E lascio parlare loro, le donne, che oggi più che mai, possono essere quello sguardo al passato per la rivoluzione del domani.

Rincorriamo quella bellezza.

“You're talking about meaning. I want to talk about the picture."

Garry Winogrand

Per gli appassionati consiglio il bellissimo film Garry Winogrand: All Things are Photographable del 2018.

CECILIA ZORZELLA

Writer & Web Designer
Laureata in Informatica, appassionata di Fotografia e Psicologia.
3 cose di cui non riesco a fare a meno:
la mia polaroid, la giusta colonna sonora, un viaggio in programma.

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