Un sorriso a 32 denti mi accoglie già dai primi fotogrammi della videointervista. Brevissimi i convenevoli; sappiamo entrambi, senza affermarlo apertamente, che il tema trattato è più importante dei “come stai?” e “cos’hai fatto durante la quarantena?”.
Chiedo subito ad Alessandro di presentarsi ai primi lettori di Còre e, perché no, anche ai nostri columnist. Alessandro Onorati, 28 anni, civitavecchiese di nascita e romano d’adozione, lavora presso una compagnia teatrale, la Dark Side Lab Theatre Company, e ne è membro ormai da 4 anni.
“Creata e portata avanti da giovani” come lui stesso afferma, si esibisce al teatro Stanze Segrete di Trastevere, un piccolo gioiello in uno dei quartieri più suggestivi della Città Eterna, interpretando nell’ultimo spettacolo il Cyrano de Bergerac. Forse inconsapevolmente introduce, oltre a sé stesso, un leitmotif della vita lavorativa dei millennials (e non solo): il dover fare i lavori più disparati pur di poter fare ciò che si ama, particolarmente riscontrabile per chi lavora in ambiti artistici.
“Ho fatto molti lavori per pagare i corsi di recitazione, pulizie dei palazzi comprese”, specificando tuttavia la totale dignitosità di chi esercita questo mestiere regolarmente. Tiene comunque a precisare che “anche Gassman (Vittorio) all’epoca ha svolto altri lavori (cinema perlopiù) per poter portare avanti la sua passione”.
Dalla mia domanda riguardante iniziative prese per cercare di arginare i danni causati dal Covid ne emerge una risposta speranzosa e dunque controcorrente. Oltre alle sovvenzioni statali ormai note ai più (se non a tutti), il NuovoImaie ha previsto un versamento di circa 2900 € agli artisti che hanno interpretato o eseguito almeno un’opera audiovisiva o musicale in qualità di primario o comprimario. Una buona notizia, probabilmente sottaciuta sui maggiori organi di divulgazione. “Dovremmo esserne grati, considerando che nel nostro settore siamo circa 380000”, numeri che per Alessandro giustificherebbero le tempistiche lunghe per l’erogazione del Fondo Speciale, evitando comunque di biasimare coloro i quali hanno espresso un vibrante malcontento a riguardo.
“È possibile utilizzare mezzi virtuali per rilanciare il teatro? Non si rischierebbe di lasciare indietro tutti i cosiddetti attori invisibili della macchina teatrale?”, chiedo candidamente, non immaginando la portata informativa della risposta.
Fornisce dapprima paragoni estremamente evocativi e pertinenti: “sarebbe come vedere un concerto in TV” o ancora meglio “cosa ti farebbe più effetto, vedere una persona che piange su uno schermo o una che lo fa proprio davanti ai tuoi occhi?”. Lo lascio continuare ininterrotto. “Il teatro si basa sulla magia che si crea tra attori e pubblico. La presenza di entrambi è una necessità che sprona l’attore a dare il meglio di sé”.
Proprio per questo motivo si dichiara, almeno parzialmente, scettico riguardo all’iniziativa che porterebbe il teatro su piattaforme di streaming. “Nel Regno Unito, il Globe Theatre e il National Theatre di Londra hanno pubblicato su internet alcuni dei loro spettacoli, quest’ultimo coinvolgendo anche attori del calibro di Benedict Cumberbatch, ma la resa non è paragonabile; si rischia di far diventare il teatro una soap opera girata in 60FPS”.
Risponde poi alla seconda parte della domanda: “certo verrebbero meno le maschere e i vari tecnici del suono e delle luci, ma il vero problema è per gli esordienti”. Mi spiega infatti che per loro perdere o non aver modo di trovare i cosiddetti “agganci” è estremamente deleterio, soprattutto per un giovane che vuole affermare il suo talento e inserirsi tra gli ingranaggi della macchina Teatro.
Pongo senza indugi la fatidica domanda da un milione di euro: “Cosa potrebbe dare il teatro alle persone in questo momento specifico”. Secondo lui “il teatro ha sempre unito con idee, risate e pianti; e da Shakespeare in poi tutte le classi sociali sono state coinvolte”.
Il bisogno di unione e non di “inutili giudizi e cattiverie” è la vera motivazione che dovrebbe spingere una persona qualsiasi a recarsi a vedere uno spettacolo teatrale.
“In questo momento stiamo vivendo come una perenne sensazione di insonnia, oberati come siamo dai pensieri. Il teatro darebbe una via d’uscita, è una zona franca dove si può avere la mente sgombra”.
Ci sarebbe ancora una mole indefinita di domande che avrei voluto sottoporre ad Alessandro ma ho deciso di chiudere l’intervista chiedendogli spiegazioni circa un avvenimento recente.
Essendo amici su Facebook oltre che nella vita reale, ho letto alcune sue critiche riguardo ad atteggiamenti decisamente non costruttivi di alcuni attori, che hanno attaccato duramente gli esordienti che si promuovono sui social network. Questi ultimi sarebbero rei di aver cercato di “scavalcare” le gerarchie del teatro, mancando in qualche modo di rispetto, e dunque meritevoli di accuse e talvolta anche di insulti. Alessandro spiega in realtà che molto spesso si trattava di persone (giovani perlopiù) mosse semplicemente da ingenuità, ben lungi dall’essere degli approfittatori; o più semplicemente persone che “ignoravano come ci si promuove correttamente” afferma senza toni accusatori. “Queste persone, (parliamo dei miei colleghi), si lamentano e muovono invettive probabilmente perché non sanno il motivo per il quale fanno questo mestiere. Sono accanimenti sul nulla anche se devo ammettere che gli accusatori rappresentano una minoranza, se pur rumorosa”.
“Per fortuna” aggiungo con un sorriso amaro. Alla faccia dell’unione.
Conosco abbastanza bene Alessandro e sapevo non avremmo concluso su una nota del tutto amara: “Spero ad ogni modo che aprano gli occhi e rivalutino le proprie azioni. Come dicevo prima, l’avere una motivazione per fare questo mestiere è fondamentale, e deve essere anche solida, così solida che ti fa alzare la mattina con la voglia di spaccare tutto. Io un obiettivo ce l’ho. Voglio guardarmi indietro tra molti anni e dire, a prescindere dagli obiettivi raggiunti: beh, se ci sono riuscito io, chiunque potrà”.
NUOVOIMAIE, Nuovo Istituto Mutualistico Artisti Interpreti Esecutori, è una collecting nata nel 2010. Fondata egestita da artisti, si occupa della tutela dei diritti connessi dovuti allo sfruttamento di opere audiovisive e musicali chevengono trasmesse via radio, tv, web, esercizi pubblici. Intermedia i diritti che spettano agli Artisti Interpreti Esecutori,come attori, doppiatori, cantanti, musicisti, direttori d’orchestra e di coro.