
Come si fa a studiare la salute di una popolazione? Da dove proviene la marea di dati che leggiamo quotidianamente sui giornali, a volte proposta con toni veramente allarmanti? Ci si può sempre fidare?
La scienza che si occupa di svolgere tali statistiche si definisce epidemiologia, e gli epidemiologi sono coloro che architettano e svolgono queste interessanti indagini.
Bene, ma da dove provengono i dati? Ci sono varie possibilità. Esempio banale: per ogni soggetto che decede il medico curante è obbligato a compilare una scheda ISTAT, in cui deve essere indicata la causa della morte e le comorbidità.
Solamente con l’insieme di queste informazioni si possono estrapolare dati statistici su quali siano le cause di morte più importanti nella popolazione e ottenere quindi indicazioni preziosissime, che, se confrontate con i dati del passato permettono tra l’altro di osservare l’evoluzione delle patologie nella popolazione.
Sulla base di questo metodo “retrospettivo” si stilano poi gli obiettivi e le linee guida per combattere le malattie più letali.
Curiosità ed esempi
Per volere del governo statunitense, tutti (tranne poche eccezioni) i soldati americani deceduti nelle varie campagne militari (dalla Guerra in Corea, quella in Vietnam fino alla Guerra del Golfo e in Afganistan) vengono sottoposti ad un esame autoptico.
Non tanto per determinare le cause della morte (di solito già chiare) quanto invece per indagare la salute degli organi interni ed avere informazioni su un numero sufficientemente ampio di soggetti. Moltissimo di ciò che oggi sappiamo sulla patogenesi e l’evoluzione delle malattie più comuni deriva proprio da questi preziosissimi studi. Così negli anni ’50 si è osservato per la prima volta, tra le tante scoperte, che l’aterosclerosi, la patologia che col tempo può portare a restringimento delle arterie e quindi a infarti, inizia già durante la giovane età (e non è una malattia solo degli anziani), e mostra una forte relazione con il fumo di sigaretta e un’alimentazione ricca di grassi (in realtà oggi sappiamo che la situazione è molto più complessa, e che sono soprattutto i grassi idrogenati i più pericolosi, mentre molti altri tipi di grassi, come i polinsaturi possono esercitare un effetto perfino protettivo, ma qua ci interessa il concetto base).
Oppure, la seconda possibilità (nella nostra semplificazione didattica) è quella “prospettica”, cioè di osservare un campione rappresentativo monitorandone la salute coinvolta nel tempo.
Un esempio a tal proposito è lo studio internazionale HBSC (Health Behaviour in School-aged Children, per ulteriori informazioni cfr. il seguente link), svolto nell’arco degli ultimi 30 anni, e che nel 2017/2018 ha coinvolto 45 Paesi del Mondo tra cui l’Italia, e ha permesso di descrivere nel tempo le condizioni di salute e il benessere di ragazzi e ragazze di 11, 13 e 15 anni.
L’ultimo rapporto internazionale (Spotlight on adolescent health and well-being) è stato pubblicato il 19 maggio 2020 dall’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), e fornisce una interessante panoramica sulla salute fisica, sulle relazioni sociali e sul benessere psicologico di 227.441 ragazzi in età scolare.
Cosa si è trovato tra i ragazzi italiani?
In sintesi: a livello sociale, la sicurezza del supporto familiare e la facilità nella comunicazione con i genitori sono riferiti da oltre i due terzi dei ragazzi coinvolti nell’indagine.
Più della metà di loro e circa i due terzi delle ragazze raccontano inoltre di poter contare su un sostegno importante da parte dei propri amici.
Il supporto dei compagni di classe e degli insegnanti è una caratteristica evidenziata da oltre la metà degli intervistati, ma la scuola “piace molto” solamente a 1 adolescente su 4.
Rispetto agli anni precedenti, sebbene continui a ridursi il numero di soggetti facenti uso di sostanze nocive (fumo di sigaretta, consumo di alcol e cannabis), permangono comunque molte ombre: nella fascia tra i 13 e i 15 anni 1 soggetto su 5 fuma regolarmente, e almeno 1 quindicenne su 5 si è ubriacato due o più volte nella vita mentre almeno 1 su 7 riferisce di essersi ubriacato negli ultimi 30 giorni.
L’attività fisica quotidiana, definita come 60 minuti di attività moderata, è un’altra macchia: solamente il 19% degli adolescenti raggiunge il livello giornaliero raccomandato dall’OMS e la percentuale diminuisce con il crescere dell’età ed è più bassa tra le ragazze.
Anche le abitudini alimentari presentano alcune criticità: nei giorni di scuola saltano la prima colazione oltre 4 adolescenti su 10, quasi 1 intervistato su 2 non mangia frutta e verdura quotidianamente, e il consumo delle bevande zuccherate-gassate rimane troppo alto (il 16% dichiara di consumarne ogni giorno).
Il mancato equilibrio tra attività fisica e alimentazione si traduce con i dati allarmanti sull’obesità: un adolescente su 5 è sovrappeso od obeso.
I comportamenti relativi alla vita sessuale denunciano un ulteriore campo di azione su cui vi è necessità di intervento: circa il 25% dei quindicenni sessualmente attivi dichiara di non aver usato alcun metodo contraccettivo e/o di protezione dalle infezioni sessualmente trasmesse durante l’ultimo rapporto sessuale.
L’uso problematico dei social media riguarda complessivamente il 7% degli adolescenti, con percentuali maggiori tra le ragazze di 15 anni. Qui in realtà si tratta di un tema difficilmente quantificabile (esistono fonti che riportano percentuali di cyberbullismo nel 50% degli adolescenti, mentre altri si “tengo bassi” sul 10% circa) giacché non esiste una definizione universale e la valutazione è troppo soggettiva. Certo è che, indipendentemente dai dati, si tratti di un campo rischioso che necessita di controllo e istruzione, da parte di genitori e istituzioni.
Conclusioni e rotte per il futuro
Sulla base dei dati, è chiaro:
1) rendere più efficiente la scuola (senza tartassare di compiti) in modo da guadagnare più tempo per l’attività fisica: gioverebbe alla salute fisica, psichica e intellettuale.
2) insegnare come materia curricolare educazione sanitaria: l’obesità, il fumo e le malattie sessualmente trasmissibili si combattono solo con un’informazione precisa e costante.
Ricordiamoci che cambiando stile di vita potremmo abbattere il numero di malattie cardiovascolari, metaboliche e tumori e creare una società molto più felice!