Millennials, precarietà e salute mentale: come è andata la quarantena?

La quarantena è ormai passata, e non è da esagerati dirlo: è stata un’enorme sfida collettiva.
Tra i dati sul virus e quelli sulle difficoltà dell’isolamento, i target di interesse pubblico sono stati gli anziani, i lavoratori adulti, e (più o meno) i bambini. E i giovani?
Si sa poco di come i Millennials e i giovani della Generazione Z (rispettivamente la generazione nata tra il 1984 e il 1995, e quella nata tra il 1996 e i primi anni 2000) abbiano affrontato e gestito il lockdown e la crisi sanitaria.

I pochi articoli presenti hanno sottolineato che noi Millennials stiamo affrontando non solo la paura collettiva legata al virus – magari pensando al contagio dei nostri cari, più che di noi stessi – ma soprattutto l’ansia per la precarietà esistenziale che la situazione Covid ha delineato. Sorpresi?


In realtà quello della precarietà (finanziaria, lavorativa, relazionale) è il tema cardine della nostra generazione. Sembra che l’essere cresciuti nei primi decenni del 21° secolo (tra l’11 settembre, la crisi economica del 2008, la definitiva frantumazione degli ideali collettivi dei secoli precedenti, e i numerosi cambiamenti sociali relativi alle relazioni) abbia enormemente influenzato il nostro modo di vivere e di affrontare il presente e il modo di proiettarci al futuro.
Pochi di noi hanno un contratto a tempo indeterminato, pochi svolgono lavori ben retribuiti; in molti abbiamo lauree e specializzazioni, molti di noi hanno un livello culturale notevole eppure non apprezzato a pieno sul mercato. Per tutti, l’affanno è tanto, le sicurezze poche. 

Sul piano relazionale siamo definiti dagli studiosi la “generazione dei solitari”. E non perché siamo asociali, anzi: viviamo al centro di una costellazione di amicizie e conoscenze che spesso però diventano un grosso impegno in termini di orari e spazio mentale. Molti di noi hanno numerose connessioni relazionali online. In quello spazio di post e stories ci rintaniamo quando siamo troppo stanchi per uscire, ma è anche troppo tardi per lavorare/studiare e troppo presto per dormire: così sembra di stare in compagnia, e almeno lì non ci focalizziamo sulle preoccupazioni della quotidianità. 

Cerchiamo distrazioni dall’ansia e scegliamo stimoli che ci intrattengano senza confrontarci direttamente con amici e conoscenti. Il confronto che viviamo (a volte passivamente) è quello con le generazioni precedenti, quelle da lavoro fisso a 25 anni e matrimonio a 30: persone che non stanno affrontando questi periodi sociali difficili alla nostra età, ma che ci dipingono come sconfitti, inadeguati, pigri. Oppure ci confrontiamo con le vite perfette dei profili online di conoscenti e influencer: lo sappiamo che è tutto costruito, eppure il confronto si attiva.
Quasi come se ci fosse un ideale di vita che non stiamo assolutamente riuscendo a compiere. Ma è davvero colpa nostra?

Le ricerche sottolineano che nella nostra generazione ci sia un alto tasso di sindromi legate all’ansia e depressive – e forse è importante iniziare a dirsi che non è solo questione di genetica o di storie individuali, ma di un malessere generazionale diffuso che non dipende da noi come singoli.


Con questi presupposti, chiediamoci: abbiamo vissuto una quarantena uguale a quella delle altre generazioni? Probabilmente no.

Con le restrizioni del lockdown l’ansia della precarietà è aumentata ed è rimasta dentro casa, congelata tra smartworking, lezioni online, e l’attesa febbrile delle dirette di Conte. Non potevamo vedere gli amici, i colleghi, le relazioni stabili, e alcuni di noi non potevano nemmeno trovare uno spazio senza genitori, quello che permette ai millennials che ancora vivono con la famiglia di origine di sentirsi persone adulte. La precarietà e l’ansia generazionale per alcuni invece è stata messa in pausa dalla quarantena, essendo legittimati a stare in casa senza sentirsi inadeguati o in colpa per aver evitato qualche obbligo sociale.

La quotidianità pre-Covid ci permetteva di stare in equilibrio, seppur precario, nelle difficoltà e nei paradossi che, come generazione, stiamo vivendo in questi anni. La quarantena ha cristallizzato queste precarietà, aggiungendoci le ansie collettive. 

Cosa abbiamo pensato del nostro futuro lavorativo questi mesi, quando il lavoro è diventato pericolante anche per le generazioni dei nostri genitori? O quante lezioni online abbiamo seguito col pensiero di una laurea che magari verrà rimandata o festeggiata in maniera insolita, o che forse non farà lavorare subito?
Ma anche: per chi la quarantena è stato un time-out riposante, una pausa dagli obblighi della nostra quotidianità, c’è stata l’ansia di ritornare alla “normalità”?

Ognuno di noi sta vivendo la propria precarietà generazionale a modo suo, e ogni esperienza è valida e legittima. Forse è però importante parlarne tra noi, per continuare a stare in equilibrio, iniziando a essere coscienti del fatto che la precarietà e l’incertezza siano una realtà sociale e non una nostra inadeguatezza. Per questo dobbiamo iniziare a farci sentire, raccontando noi la nostra generazione e le nostre difficoltà

Possiamo vivere nell’incertezza? Sì, ma meglio farlo in compagnia. E senza perdere di vista l’idea che forse la precarietà non è altro che possibilità di cambiare continuamente, tracciando percorsi nuovi rispetto alle generazioni precedenti. 

CONSIGLI DI LETTURA

The ‘loneliest generation’ gets lonelier: How millennials are dealing with the anxieties of isolation and the uncertainties of life after quarantine: https://www.businessinsider.com/millennial-mental-health-coronavirus-pandemic-quarantine-2020-5?IR=T#millennials-are-at-greater-risk-of-long-term-mental-health-issues-during-quarantine-and-social-distancing-according-to-a-psychotherapist-and-life-coach-1

La salute mentale ai tempi del coronavirus. Gli studi in Italia: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=84201

‘Wake up, millennials: Now is the time to prioritize your mental health,’ therapist says of coronavirus pandemic: https://www.cnbc.com/2020/03/20/coronavirus-wake-up-millennials-prioritize-your-mental-health-right-now-says-psychotherapist.html 

SUGGERITO PER LA LETTURA da Luca