
La quarantena, con i suoi tempi dilazionati, mi ha permesso di dare spazio alla curiosità e all’interesse verso il mondo dei social, e all’impatto psicologico degli stessi. Leggendo di qua e di là articoli di settore e non solo, ho scaricato TikTok, il social spesso erroneamente ritenuto destinato solo ai giovanissimi.
È un social che “intrattiene”, dal potenziale comunicativo e partecipativo altissimo – forse più di Instagram e Facebook messi insieme; e che, come tutti i social, in qualche modo racconta la realtà degli iscritti, con diversi strumenti e modalità. I contenuti sono costituiti da video brevi su svariati temi: nuove forme di comicità, piccole grandi condivisioni di vita reale o verosimile, POV* sulle emozioni, balletti e tante, tantissime challenge, il tutto concentrato in circa 15 secondi.
Le challenge soprattutto creano un’altissima connessione tra gli utenti che, partecipando, si ritrovano a mostrare abilità, scene, gesti, in una dinamica di competizione leggera, che vuole più creare divertimento e senso di appartenenza che non una vera e propria “classifica” di talenti.
E in mezzo alle numerose sfide condivise è facile vedere che anche TikTok racconta la realtà, ii pregiudizi, i riferimenti culturali e gli stereotipi che condividiamo.
Sono state due le challenge al centro delle polemiche di questi ultimi mesi e che, seppure in maniera diversa, dimostrano che il male non sono i social in sé, ma il pensiero collettivo potenzialmente negativo che sulle varie piattaforme vengono diffusi: da una parte la #AutismChallenge, e dall’altra la #EarphonesWaistChallenge.
La prima challenge prevedeva la condivisione di video in cui l’utente imita una persona autistica, con qualche comportamento “tipico”, come le stereotipie (termine con cui alcuni indicano i gesti fisici ripetuti da alcune persone autistiche, come dondolarsi, muovere le mani) o alcune espressioni facciali.
La seconda sfida, a cui hanno partecipato tantissime ragazze, consisteva invece nel riuscire a far fare un giro (in alcuni video addirittura due) al filo degli auricolari intorno alla vita: chi riesce dimostra ai follower di essere abbastanza magra.
Le due challenge, per quanto diversissime tra loro, sono rappresentative di due pregiudizi disciminatori decisamente diffusi: da una parte l’abilismo (la discriminazione verso le persone disabili) che porta a concepire l’autismo come una rappresentazione divertente; dall’altra la concezione secondo cui la magrezza è lo standard di apparenza fisica più desiderabile e “vincente”.
Entrambe le challenge hanno avuto un’alta condivisione, ma hanno ricevuto anche una forte reazione, segno che i social possono essere anche uno spazio di dialogo e confronto attivo. La #AutismChallenge è stata rimossa direttamente da TikTok, anche a seguito delle proteste virtuali della comunità autistica (sì, ci sono molte persone autistiche che vogliono dire la loro, e che non si sono particolarmente divertiti a vedersi “imitati” sui social). La #EarphonesWaistChallenge è stata al centro di diverse polemiche, che ne hanno sottolineato l’illogicità e gli effetti negativi per il tipo di ideale di bellezza che veicola. In entrambe le challenge si riscontrano due elementi: un pregiudizio e un pensiero dato per scontato – e che circola parecchio nella società in cui viviamo; e il non considerare che la diffusione di questi pregiudizi arrivano velocemente alle persone a cui sono riferiti, con degli effetti sull’autostima, sull’immagine personale, sull’esclusione sociale. Nella #AutismChallenge tanti attivisti autistici e genitori hanno reagito ai video, affermando che la disabilità è una caratteristica umana, che non può e non deve diventare elemento di risata per le persone da parte delle persone non disabili. Nella challenge delle cuffiette le controreazioni si sono concentrate sugli standard di magrezza come unici standard fisici accettabili socialmente e virtualmente; un discorso che lentamente si cerca di superare tramite le community online che parlano di body acceptance e tramite le azioni dei singoli che, non rientrando negli standard di bellezza presenti, si prendono il proprio legittimo spazio di rappresentazione nelle piattaforme virtuali.
I social sono un mezzo potentissimo che crea connessioni, relazioni e scambi (il lockdown ce l’ha sottolineato a più riprese).
Gli effetti negativi dei social derivano solo da come noi li gestiamo e li pensiamo.
Esiste una realtà che sui social viene rappresentata senza senso critico, e senza riflettere su quanto sia piena di pregiudizi e stereotipi nocivi; ma esiste anche la realtà di chi questi pregiudizi e stereotipi li distrugge, e chiede a gran voce che i social diventino invece uno spazio di condivisione spuria dalla loro nocività. D’altronde, i social sono comunicazione. E la comunicazione nasce per connettere, non per escludere. E nel momento in cui succede dobbiamo chiederci il perchè.
Come creare quindi degli spazi virtuali che siano accoglienti per tutti e tutte?
Al di là delle azioni collettive che possono essere intraprese, possiamo partire con alcune riflessioni personali: abbiamo mai pensato alla portata delle cose che pensiamo e condividiamo? All’immaginario che attiviamo con una battuta, o con una critica?
All’effetto che fa alle persone quello che diciamo, con la scusa della superficialità da social?
Sono convinta che si possano vivere i social in leggerezza, ma senza mai dimenticare che costituiscano una parte importante della nostra realtà: valgono le stesse regole e – banalmente – lo stesso buonsenso. Anche sul tanto bistrattato TikTok.
Nota: *Sta per Point Of You, sono brevi video dove l’utente racconta scene vissute personalmente o raccolte sul web, o scene fantasy, dove a volte si interpretano situazioni altamente emotive: bullismo, lutti, storie d’amore finite male, scene di riscatto sociale, etc.
CONSIGLI DI LETTURA
TikTok’s Autism Challenge: Twitter Users Call Out Disgusting Trend of Cruel Youth: https://screenrant.com/tiktok-autism-challenge-twitter-outrage/
TikTok Admits It Suppressed Reach of Queer, Fat, and Disabled Creator: https://www.them.us/story/tiktok-suppressed-fat-queer-disabled-creators
TikTok Revenue and Usage Statistics (2020): https://www.businessofapps.com/data/tik-tok-statistics/
The problem with the Earphone Waist Challenge and looking “thin enough”: https://preen.ph/106161/earphone-waist-challenge-body-shaming